SUN, Smart Use of Network, è un progetto nato per promuovere l’uso consapevole della rete e stimolare l’utilizzo attivo delle nuove tecnologie. Promosso da Regione Liguria, Servizio Università e Politiche Giovanili, e Aliseo, cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, è realizzato da Scuola di Robotica.
Tutte le attività di SUN sono orientate alla partecipazione, condivisione e sperimentazione attiva. Una particolare attenzione è dedicata a offrire supporti tecnologici per garantire una navigazione sicura e strumenti anche legali per affrontare conflitti e situazioni di disagio.
Mettere al centro i giovani a favore di altri giovani favorisce la condivisione, il potenziamento delle abilità individuali e previene comportamenti rischiosi.
Micael, ragazzo di famiglia benestante, frequenta il quarto anno in un istituto superiore in una regione del sud. In seconda superiore scopre il suo orientamento sessuale e dal terzo anno inizia una relazione con Riccardo, un suo coetaneo: una storia d’amore felice, fino a quel momento… Durante la gita scolastica, Micael, in una sera in cui esagera con gli alcolici, fa coming out con il suo compagno di stanza, Giuseppe, un ragazzo fragile e ingenuo, a sua volta vittima di bullismo. Quest’ultimo, per sottrarsi alle angherie ed ai soprusi dei bulli, “”vende”” il segreto di Micael ad una banda di coetanei. A quel punto l’obiettivo del gruppo diventa trarre profitto dal segreto appreso da Giuseppe: seguono Micael, lo fotografano insieme a Riccardo e da questo comincia l’incubo del ricatto. I bulli cominciano a mandare messaggi sul suo profilo con foto compromettenti chiedendo denaro e prestazioni sessuali. Visto la cattiva esperienza con l’amico, Micael si confida con la vicina di banco Federica che gli consiglia di andare a parlare con Beatrice, che ha un forte ascendente con i componenti della gang. Beatrice cerca di far capire ai suoi amici che stanno sbagliando e spiega loro il dolore che sta provando Micael. Inizialmente le prese in giro sembrano diminuire, ma successivamente le foto tornano a girare tra i compagni di scuola. Beatrice si reca dunque nuovamente dai ragazzi del suo gruppo raccontando loro le intenzioni di Micael di parlarne con i genitori e di rivolgersi poi alla polizia per denunciare l’accaduto. Questo impaurisce i bulli e fa si che loro smettano di infastidire Micael e il suo fidanzato. Questa storia ci insegna molte cose, per esempio a non esagerare con l’alcool, a prestare sempre attenzione alle persone con cui ci si confida, a non fidarsi solo delle apparenze e a chiedere aiuto, prendendosi il tempo necessario, a familiari e polizia postale in caso di bisogno.
Mi chiamo Martina, fino a poco fa ero la ragazza più felice del mondo: avevo le amiche al mio fianco, ero fidanzata con il ragazzo che amavo e che pensavo ricambiasse. Tutto ciò mi è crollato addosso quando una mattina sul gruppo whatsapp della classe sono arrivate delle mie foto “private”, fatte a mia insaputa, da chi pensavo mi rispettasse. Disperata, l’ho subito chiamato in lacrime e lui ha ammesso di averle fatte per una scommessa col suo migliore amico, che poi le ha inviate ad alcuni suoi contatti e così hanno iniziato a girare. Ho scritto alla mia migliore amica, che ha saputo soltanto darmi della poco di buono, per non dire di peggio. Mi sono sentita tradita, usata e abbandonata da tutti; ho iniziato a deprimermi e a non uscire più di casa. Quando pensavo di essere condannata alla solitudine, inaspettatamente, Nicole, la persona che mai avevo creduto potesse aiutarmi, perché mai mi aveva considerata nei tre anni precedenti, mi ha dato un sostegno incredibile. Anche lei, infatti, era stata vittima della stessa ingiustizia. Ascoltando la sua storia ho finalmente capito di non essere sola e mi ha anche suggerito un modo per uscirne; a scuola era infatti da qualche tempo nato un gruppo, formato da ragazzi della nostra età, allo scopo di aiutare i ragazzi vittime di cyberbullismo e di bullismo. Mi hanno fatto capire che non si tratta della fine del mondo, che esistevano ed esistono delle soluzioni e la prima, di certo, è parlarne con qualcuno. Ricorrendo a un aiuto anche a livello legale, le foto sono state rimosse e la loro diffusione sul web è stata bloccata. Dopo questa esperienza la mia vita è radicalmente cambiata, anche in meglio: ho trovato in me e negli altri una forza che non pensavo di avere. Ho considerato l’idea di cambiare scuola, ma avrei soltanto peggiorato la situazione; in conclusione: “ragazzi parlatene e chiedete aiuto!”
Milena e Claudio, due coniugi, per ravvivare un rapporto di coppia che stava via via spegnendosi decisero di filmare i propri atti carnali. Dopo un po’ di tempo Milena, stanca dei comportamenti ossessivi del marito, decise di concludere la relazione. Quest’ultimo però, contrariato dalla decisione di Milena, optò per una vendetta spietata e pubblicò in rete i loro video accompagnandoli dal numero di telefono della donna. In seguito a questo gesto Milena ricevette strane telefonate e diverse avances da parte di sconosciuti; subito non vi diede troppo peso, ma dopo poco tempo si rese conto che qualcosa non andava per il verso giusto. Un pomeriggio, poi, venne a sapere da un amico fidato la sconvolgente e inattesa notizia. La vergogna provata dalla Milena fu enorme. Le preoccupazioni che scaturirono dall’accaduto furono diverse; si chiese che cosa avrebbero pensato i suoi amici, i colleghi o chiunque avesse visionato quelle immagini. La donna, logorata da tali pensieri, cadde in depressione e iniziò a soffrire di attacchi di panico. Ovviamente le sue condizioni psicologiche ebbero ripercussioni anche sulla carriera lavorativa della donna che subì vari richiami ufficiali da parte dei dirigenti dell’ufficio dove lavorava che mettevano in discussione la sua moralità e serietà. Dopo poco tempo si vide anche recapitare una lettera di licenziamento. La situazione diventò assai pesante da affrontare e Milena non poté fare altro che confidarsi con i pochi amici stretti che possedeva, nonostante l’immensa vergogna provata. Questi, oltre ad offrirle tutto il conforto possibile, le consigliarono di prenotare delle sedute da uno psicologo per tentare di affrontare i problemi che ormai le rendevano la vita impossibile. Milena spese ingenti somme di denaro, ma trovò la forza, grazie agli amici e allo psicologo, di denunciare il marito per l’accaduto. Il giudice incaricato della sentenza condannò Claudio al risarcimento dei danni morali per il reato di trattamento illecito di dati personali e la donna si poté avvalere del diritto all’oblio . Cosa fare in queste situazioni? Ovviamente è facile dare una risposta sensata quando non si è coinvolti dicendo che non avrebbe dovuto… Nel caso in cui le nostre immagini vadano in mani sbagliate o peggio cadano nella “rete” la cosa migliore da fare è contattare la polizia postale al più presto possibile. L’efficienza degli strumenti tecnologici affidati oggi alla polizia è divenuta sempre più alta ed è possibile affrontare tali problemi con serenità e celerità. È importante anche cercare l’aiuto degli amici e della famiglia.
Marta lo aveva scoperto, tutte le sue foto erano state inviate a tutti, ogni singola persona della scuola le aveva viste. E perché? Com’era potuto accadere? Tutto era cominciato un paio di mesi prima, quando Marco, uno dei ragazzi più belli della scuola, era andato a cercare proprio lei, una delle ragazze più sole e meno conosciute dell’istituto. Passarono varie settimane a scriversi messaggi, via via sempre più intimi, Marta però non capiva davvero cosa stesse accadendo. Ed ecco dopo giorni e giorni di tentativi Marco ci era riuscito: finalmente aveva delle sue foto intime e avrebbe potuto prendere in giro Marta che, oltre ad essere la più sfigata, ora si sarebbe trovata umiliata da tutta la scuola. Ma perché era successo ciò? Per capire bisogna conoscere Marco, un ragazzo a cui piace sentirsi “colui che ci è riuscito”, “il figo”, “colui che è riuscito a distruggere la vita di un’altra persona”, solo così si sente forte e vincente. Ma nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se Marta non avesse inviato quelle foto o perlomeno se prima di inviarle si fosse accertata di che individuo fosse Marco. Si sarebbe potuta rivolgere a un’amica per un consiglio e sì, avrebbe potuto chiedere a me, il suo amico Francesco, prima di azzardare una mossa del genere senza pensare. Ma questo purtroppo non era accaduto, ormai il danno era fatto e la condizione di Marta non era delle migliori. Mentre Marco esultava per sua vittoria, Marta era debole e umiliata nel sentirsi oggetto di tante prese in giro. Appena ho visto queste foto diffuse in rete l’ho chiamata, cercando una spiegazione e sono rimasto sconvolto, non potevo crederci. Abbiamo pensato insieme a possibili soluzioni, ma alla fine solo una era la più adeguata e sensata: avremmo dovuto dirlo ai suoi genitori. Questa era la soluzione migliore, anche se l’imbarazzo sarebbe stato insopportabile. Abbiamo anche pensato ad altre vie: informare il preside ci era sembrata all’inizio un’opzione, ma sarebbe stata un’esecuzione per Marta. Rivolgersi da soli alla polizia? Sì, abbiamo preso in considerazione l’idea, ma ci siamo resi conto che le uniche persone che ci avrebbero guidati sulla strada giusta e che avrebbero saputo sostenere Marta sarebbero stati solo i suoi genitori. Ora è da un po’ che non sento Marta, l’università ci ha separati, so però che dopo essersi rivolta alla polizia le sue immagini sono stata cancellate e Marco è stato costretto a pagare i danni morali. Ormai Marta viene guardata con altri occhi dai compagni di scuola: è lei la forte e la vincente, mentre Marco è solo un poveretto di cui più nessuno si fida.
Oggi le foto che ritraevano Marta senza biancheria sono finite nel gruppo di whatsapp della squadra di calcio “I più forti” perché Marco, il ‘belloccio’ del team, è riuscito a farsele inviare facendole credere che poi tra loro sarebbe iniziata una relazione amorosa. Lei, innamorata, si è fatta ingannare e ora non sa come risolvere la questione. Le sue amiche la evitano e tutti le danno della poco di buono; essendo rimasta da sola è molto triste, sconsolata, arrabbiata con se stessa e ha paura di non riuscire più a farsi vedere in giro, temendo di essere derisa in pubblico. L’unica sua reazione, fino a questo momento, è stata insultare Marco in chat privata, dicendogli che gliela avrebbe fatta pagare e che non le importava niente che tutti vedessero le sue foto (cosa assolutamente non vera). Intanto le foto circolano per tutta la rete ed arrivano perfino ai professori di Marta, i quali decidono di parlarle privatamente dell’accaduto e le chiedono il perché dell’invio di foto cosi private e personali. La ragazza, presa un po’ dall’imbarazzo, non sapendo come giustificarsi dice che Marco gliele aveva chieste più volte con il ricatto di rivelare i segreti che la studentessa stessa gli aveva detto in chat. Marta cerca così di non passare dalla parte del torto, tentando di scaricare la colpa sul ragazzo, poi capisce che è meglio parlarne con i genitori di Marco e raccontare loro l’accaduto. Loro capiscono la brutta situazione in cui si trova Marta e intervengono prontamente mettendo subito in atto una punizione esemplare: costringono Marco a scusarsi con Marta e a scrivere, a chiunque avesse mandato la foto, che quegli scatti erano stati ritoccati da lui con un fotomontaggio del viso Marta. Nel giro di qualche settimana le foto di Marta passano per un ‘fake’ e si diffonde la storia del fotomontaggio, Marco, ovviamente, passa per uno ‘sfigato’. Marta visto il rovesciamento favorevole della situazione non ha denunciato il coetaneo e, a questo punto, ha ripreso i normali rapporti con gli amici senza paura di essere derisa o guardata male.
Andrea era insicuro e timido perché molto robusto e goffo. La sua mancanza di stima gli rendeva difficilissimo fare amicizia con qualcuno; per questo motivo si era lasciato convincere a condividere una serie di sue foto imbarazzanti, dove la sua ‘ciccia’ appariva in evidenza, per essere accettato da alcuni ragazzi. Questi, con la scusa di una prova di fiducia, gliele avevano richieste in cambio dell’ammissione nel loro gruppo. In seguito, a sua insaputa, avevano deciso di prenderlo in giro mandando gli scatti a tutti gli alunni della scuola. Andrea quindi si sentiva confuso, non sapeva come comportarsi, tutti lo deridevano e lo prendevano in giro. All’inizio cercava di non dare importanza a quello che era successo, ma i compagni continuavano a dargli fastidio e questo lo portava a pensare di essere sempre più solo. Chi si trova in tali situazioni ha invece bisogno di qualcuno che gli stia accanto, ci sono molti modi per uscire da condizioni del genere, ma Andrea era molto insicuro quindi non riusciva a far niente da solo; aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino e che lo accompagnasse dai suoi genitori a discutere della situazione e magari dalla polizia postale per vedere di eliminare le foto. Quando ho saputo dell’accaduto e mi sono reso conto della gravità ho deciso di aiutarlo. Personalmente il mio consiglio è stato di andare dai genitori e di circondarsi di amici fidati in modo da trovare un sostegno morale e il coraggio di denunciare il tutto alle autorità. La polizia postale è riuscita ad incastrare i colpevoli, ovvero coloro che hanno ‘spammato’ le foto per la prima volta e ha potuto infliggere loro una dura punizione che farà capire la gravità del loro gesto. Ovviamente chi si trova in tale situazione ci mette parecchio tempo a tornare quello di una volta perché ormai tutti hanno visto le sue immagini. La soluzione scontata è che è meglio prevenire che curare, ma per fare ciò bisogna conoscere i pericoli, le conseguenze, e cercare di non cadere nella rete. Un’altra riflessione che si potrebbe aggiungere è l’importanza dell’educazione al rispetto degli altri per evitare che qualcuno faccia del male, magari pensando semplicemente di fare una bravata.
Vanessa, una ragazza che ho conosciuto al campo estivo e con cui ho stretto un forte legame ha appena scoperto che alcune sue foto sono finite in rete senza il suo consenso. All’inizio dell’anno scolastico si è trasferita in un’altra città e ha cominciato a frequentare una nuova scuola; qui un gruppo di compagne di classe ha cercato di convincerla a unirsi a loro e lei, felice, ha accettato senza sapere però che avrebbe dovuto superare una prova, una specie di rito di iniziazione: scattare delle foto nuda da inviare alle altre ragazze. Anche se inizialmente era indecisa alla fine si è lasciata convincere mettendosi nei guai; infatti dopo neanche un giorno queste foto hanno cominciato a circolare sul web. Da quel momento non è più uscita di casa: si sente stupida e ingenua, ha paura e non vuole essere aiutata da nessuno. Io le ho subito detto che doveva cercare la forza di affrontare questa situazione, parlarne con i genitori perché sicuramente insieme riusciranno a trovare una soluzione chiedendo aiuto alle autorità e alla polizia postale. Anche se inizialmente non ha voluto ascoltarmi, ora ha capito di dover prendere dei provvedimenti, si è confidata con la madre e la polizia postale si sta occupando del caso. Sicuramente il problema non potrà essere risolto completamente, le fotografie continueranno ad essere cancellate e ripostate continuamente in rete, ma la mia amica potrà tornare a vivere più serenamente.
Qualche giorno fa, siamo venute a conoscenza di un fatto umiliante, riguardante una nostra amica. La sera del ballo del liceo, decidemmo di andare a bere qualcosa tutte insieme. Una volta arrivate al pub, alcune nostre compagne alzarono un po’ il gomito, esagerando con l’alcol e tra loro c’era anche Marika. La nostra amica stava frequentando da un paio di mesi un ragazzo più grande, che insisteva per avere qualche sua foto compromettente. Essendo ubriaca, pur andando contro la propria volontà, Marika quella sera accettò, incosciente della gravità del gesto. Al momento nessuna di noi venne informata dell’accaduto e solo dopo che la foto divenne virale scoprimmo tutto. La ragazza in questione, ovviamente, si sentì umiliata e delusa, oltre che da Alessio, il suo fidanzato, anche dai coetanei che avevano divulgato la foto. Da subito scrisse sul nostro gruppo di Whatsapp per poter parlare e cercare di trovare una soluzione, evitando il coinvolgimento dei genitori, chiedendoci consigli e aiuti. Alla fine della discussione, la convincemmo a raccontare ai familiari l’accaduto, cosicché potessero denunciare il ragazzo ed eliminare la foto dal web. I genitori rimasero allibiti dal comportamento di Marika, non la credevano capace di ciò. Fin da subito si rivolsero alla polizia postale, la quale fece pagare al ragazzo una multa salata e gli marchiò la fedina penale. Passati alcuni mesi, la storia andò sfumando; ciò nonostante, Marika rimase provata ed umiliata da ciò che era avvenuto. Alla fine la foto venne rimossa dal web, ma rimase comunque sui telefoni dei suoi amici. Per questo ed altri motivi, Marika decise di cambiare scuola: meglio ricominciare da zero, in un posto dove nessuno l’avrebbe giudicata e dove, forse, avrebbe potuto trovare persone più affidabili.