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IL SEGRETO DI MICAEL

Micael, ragazzo di famiglia benestante, frequenta il quarto anno in un istituto superiore in una regione del sud. In seconda superiore scopre il suo orientamento sessuale e dal terzo anno inizia una relazione con Riccardo, un suo coetaneo: una storia d’amore felice, fino a quel momento… Durante la gita scolastica, Micael, in una sera in cui esagera con gli alcolici, fa coming out con il suo compagno di stanza, Giuseppe, un ragazzo fragile e ingenuo, a sua volta vittima di bullismo. Quest’ultimo, per sottrarsi alle angherie ed ai soprusi dei bulli, “”vende”” il segreto di Micael ad una banda di coetanei. A quel punto l’obiettivo del gruppo diventa trarre profitto dal segreto appreso da Giuseppe: seguono Micael, lo fotografano insieme a Riccardo e da questo comincia l’incubo del ricatto. I bulli cominciano a mandare messaggi sul suo profilo con foto compromettenti chiedendo denaro e prestazioni sessuali. Visto la cattiva esperienza con l’amico, Micael si confida con la vicina di banco Federica che gli consiglia di andare a parlare con Beatrice, che ha un forte ascendente con i componenti della gang. Beatrice cerca di far capire ai suoi amici che stanno sbagliando e spiega loro il dolore che sta provando Micael. Inizialmente le prese in giro sembrano diminuire, ma successivamente le foto tornano a girare tra i compagni di scuola. Beatrice si reca dunque nuovamente dai ragazzi del suo gruppo raccontando loro le intenzioni di Micael di parlarne con i genitori e di rivolgersi poi alla polizia per denunciare l’accaduto. Questo impaurisce i bulli e fa si che loro smettano di infastidire Micael e il suo fidanzato. Questa storia ci insegna molte cose, per esempio a non esagerare con l’alcool, a prestare sempre attenzione alle persone con cui ci si confida, a non fidarsi solo delle apparenze e a chiedere aiuto, prendendosi il tempo necessario, a familiari e polizia postale in caso di bisogno.




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MARTINA E NICOLE

Mi chiamo Martina, fino a poco fa ero la ragazza più felice del mondo: avevo le amiche al mio fianco, ero fidanzata con il ragazzo che amavo e che pensavo ricambiasse. Tutto ciò mi è crollato addosso quando una mattina sul gruppo whatsapp della classe sono arrivate delle mie foto “private”, fatte a mia insaputa, da chi pensavo mi rispettasse. Disperata, l’ho subito chiamato in lacrime e lui ha ammesso di averle fatte per una scommessa col suo migliore amico, che poi le ha inviate ad alcuni suoi contatti e così hanno iniziato a girare. Ho scritto alla mia migliore amica, che ha saputo soltanto darmi della poco di buono, per non dire di peggio. Mi sono sentita tradita, usata e abbandonata da tutti; ho iniziato a deprimermi e a non uscire più di casa. Quando pensavo di essere condannata alla solitudine, inaspettatamente, Nicole, la persona che mai avevo creduto potesse aiutarmi, perché mai mi aveva considerata nei tre anni precedenti, mi ha dato un sostegno incredibile. Anche lei, infatti, era stata vittima della stessa ingiustizia. Ascoltando la sua storia ho finalmente capito di non essere sola e mi ha anche suggerito un modo per uscirne; a scuola era infatti da qualche tempo nato un gruppo, formato da ragazzi della nostra età, allo scopo di aiutare i ragazzi vittime di cyberbullismo e di bullismo. Mi hanno fatto capire che non si tratta della fine del mondo, che esistevano ed esistono delle soluzioni e la prima, di certo, è parlarne con qualcuno. Ricorrendo a un aiuto anche a livello legale, le foto sono state rimosse e la loro diffusione sul web è stata bloccata. Dopo questa esperienza la mia vita è radicalmente cambiata, anche in meglio: ho trovato in me e negli altri una forza che non pensavo di avere. Ho considerato l’idea di cambiare scuola, ma avrei soltanto peggiorato la situazione; in conclusione: “ragazzi parlatene e chiedete aiuto!”




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LA COPPIA CHE SCOPPIA

Milena e Claudio, due coniugi, per ravvivare un rapporto di coppia che stava via via spegnendosi decisero di filmare i propri atti carnali. Dopo un po’ di tempo Milena, stanca dei comportamenti ossessivi del marito, decise di concludere la relazione. Quest’ultimo però, contrariato dalla decisione di Milena, optò per una vendetta spietata e pubblicò in rete i loro video accompagnandoli dal numero di telefono della donna. In seguito a questo gesto Milena ricevette strane telefonate e diverse avances da parte di sconosciuti; subito non vi diede troppo peso, ma dopo poco tempo si rese conto che qualcosa non andava per il verso giusto. Un pomeriggio, poi, venne a sapere da un amico fidato la sconvolgente e inattesa notizia. La vergogna provata dalla Milena fu enorme. Le preoccupazioni che scaturirono dall’accaduto furono diverse; si chiese che cosa avrebbero pensato i suoi amici, i colleghi o chiunque avesse visionato quelle immagini. La donna, logorata da tali pensieri, cadde in depressione e iniziò a soffrire di attacchi di panico. Ovviamente le sue condizioni psicologiche ebbero ripercussioni anche sulla carriera lavorativa della donna che subì vari richiami ufficiali da parte dei dirigenti dell’ufficio dove lavorava che mettevano in discussione la sua moralità e serietà. Dopo poco tempo si vide anche recapitare una lettera di licenziamento. La situazione diventò assai pesante da affrontare e Milena non poté fare altro che confidarsi con i pochi amici stretti che possedeva, nonostante l’immensa vergogna provata. Questi, oltre ad offrirle tutto il conforto possibile, le consigliarono di prenotare delle sedute da uno psicologo per tentare di affrontare i problemi che ormai le rendevano la vita impossibile. Milena spese ingenti somme di denaro, ma trovò la forza, grazie agli amici e allo psicologo, di denunciare il marito per l’accaduto. Il giudice incaricato della sentenza condannò Claudio al risarcimento dei danni morali per il reato di trattamento illecito di dati personali e la donna si poté avvalere del diritto all’oblio . Cosa fare in queste situazioni? Ovviamente è facile dare una risposta sensata quando non si è coinvolti dicendo che non avrebbe dovuto… Nel caso in cui le nostre immagini vadano in mani sbagliate o peggio cadano nella “rete” la cosa migliore da fare è contattare la polizia postale al più presto possibile. L’efficienza degli strumenti tecnologici affidati oggi alla polizia è divenuta sempre più alta ed è possibile affrontare tali problemi con serenità e celerità. È importante anche cercare l’aiuto degli amici e della famiglia.




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SPESSO LA RISPOSTA SONO IL CORAGGIO E L’AMICIZIA

Marta lo aveva scoperto, tutte le sue foto erano state inviate a tutti, ogni singola persona della scuola le aveva viste. E perché? Com’era potuto accadere? Tutto era cominciato un paio di mesi prima, quando Marco, uno dei ragazzi più belli della scuola, era andato a cercare proprio lei, una delle ragazze più sole e meno conosciute dell’istituto. Passarono varie settimane a scriversi messaggi, via via sempre più intimi, Marta però non capiva davvero cosa stesse accadendo. Ed ecco dopo giorni e giorni di tentativi Marco ci era riuscito: finalmente aveva delle sue foto intime e avrebbe potuto prendere in giro Marta che, oltre ad essere la più sfigata, ora si sarebbe trovata umiliata da tutta la scuola. Ma perché era successo ciò? Per capire bisogna conoscere Marco, un ragazzo a cui piace sentirsi “colui che ci è riuscito”, “il figo”, “colui che è riuscito a distruggere la vita di un’altra persona”, solo così si sente forte e vincente. Ma nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se Marta non avesse inviato quelle foto o perlomeno se prima di inviarle si fosse accertata di che individuo fosse Marco. Si sarebbe potuta rivolgere a un’amica per un consiglio e sì, avrebbe potuto chiedere a me, il suo amico Francesco, prima di azzardare una mossa del genere senza pensare. Ma questo purtroppo non era accaduto, ormai il danno era fatto e la condizione di Marta non era delle migliori. Mentre Marco esultava per sua vittoria, Marta era debole e umiliata nel sentirsi oggetto di tante prese in giro. Appena ho visto queste foto diffuse in rete l’ho chiamata, cercando una spiegazione e sono rimasto sconvolto, non potevo crederci. Abbiamo pensato insieme a possibili soluzioni, ma alla fine solo una era la più adeguata e sensata: avremmo dovuto dirlo ai suoi genitori. Questa era la soluzione migliore, anche se l’imbarazzo sarebbe stato insopportabile. Abbiamo anche pensato ad altre vie: informare il preside ci era sembrata all’inizio un’opzione, ma sarebbe stata un’esecuzione per Marta. Rivolgersi da soli alla polizia? Sì, abbiamo preso in considerazione l’idea, ma ci siamo resi conto che le uniche persone che ci avrebbero guidati sulla strada giusta e che avrebbero saputo sostenere Marta sarebbero stati solo i suoi genitori. Ora è da un po’ che non sento Marta, l’università ci ha separati, so però che dopo essersi rivolta alla polizia le sue immagini sono stata cancellate e Marco è stato costretto a pagare i danni morali. Ormai Marta viene guardata con altri occhi dai compagni di scuola: è lei la forte e la vincente, mentre Marco è solo un poveretto di cui più nessuno si fida.




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TUTTO SI RISOLVE IN UN FAKE

Oggi le foto che ritraevano Marta senza biancheria sono finite nel gruppo di whatsapp della squadra di calcio “I più forti” perché Marco, il ‘belloccio’ del team, è riuscito a farsele inviare facendole credere che poi tra loro sarebbe iniziata una relazione amorosa. Lei, innamorata, si è fatta ingannare e ora non sa come risolvere la questione. Le sue amiche la evitano e tutti le danno della poco di buono; essendo rimasta da sola è molto triste, sconsolata, arrabbiata con se stessa e ha paura di non riuscire più a farsi vedere in giro, temendo di essere derisa in pubblico. L’unica sua reazione, fino a questo momento, è stata insultare Marco in chat privata, dicendogli che gliela avrebbe fatta pagare e che non le importava niente che tutti vedessero le sue foto (cosa assolutamente non vera). Intanto le foto circolano per tutta la rete ed arrivano perfino ai professori di Marta, i quali decidono di parlarle privatamente dell’accaduto e le chiedono il perché dell’invio di foto cosi private e personali. La ragazza, presa un po’ dall’imbarazzo, non sapendo come giustificarsi dice che Marco gliele aveva chieste più volte con il ricatto di rivelare i segreti che la studentessa stessa gli aveva detto in chat. Marta cerca così di non passare dalla parte del torto, tentando di scaricare la colpa sul ragazzo, poi capisce che è meglio parlarne con i genitori di Marco e raccontare loro l’accaduto. Loro capiscono la brutta situazione in cui si trova Marta e intervengono prontamente mettendo subito in atto una punizione esemplare: costringono Marco a scusarsi con Marta e a scrivere, a chiunque avesse mandato la foto, che quegli scatti erano stati ritoccati da lui con un fotomontaggio del viso Marta. Nel giro di qualche settimana le foto di Marta passano per un ‘fake’ e si diffonde la storia del fotomontaggio, Marco, ovviamente, passa per uno ‘sfigato’. Marta visto il rovesciamento favorevole della situazione non ha denunciato il coetaneo e, a questo punto, ha ripreso i normali rapporti con gli amici senza paura di essere derisa o guardata male.




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ANDREA

Andrea era insicuro e timido perché molto robusto e goffo. La sua mancanza di stima gli rendeva difficilissimo fare amicizia con qualcuno; per questo motivo si era lasciato convincere a condividere una serie di sue foto imbarazzanti, dove la sua ‘ciccia’ appariva in evidenza, per essere accettato da alcuni ragazzi. Questi, con la scusa di una prova di fiducia, gliele avevano richieste in cambio dell’ammissione nel loro gruppo. In seguito, a sua insaputa, avevano deciso di prenderlo in giro mandando gli scatti a tutti gli alunni della scuola. Andrea quindi si sentiva confuso, non sapeva come comportarsi, tutti lo deridevano e lo prendevano in giro. All’inizio cercava di non dare importanza a quello che era successo, ma i compagni continuavano a dargli fastidio e questo lo portava a pensare di essere sempre più solo. Chi si trova in tali situazioni ha invece bisogno di qualcuno che gli stia accanto, ci sono molti modi per uscire da condizioni del genere, ma Andrea era molto insicuro quindi non riusciva a far niente da solo; aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino e che lo accompagnasse dai suoi genitori a discutere della situazione e magari dalla polizia postale per vedere di eliminare le foto. Quando ho saputo dell’accaduto e mi sono reso conto della gravità ho deciso di aiutarlo. Personalmente il mio consiglio è stato di andare dai genitori e di circondarsi di amici fidati in modo da trovare un sostegno morale e il coraggio di denunciare il tutto alle autorità. La polizia postale è riuscita ad incastrare i colpevoli, ovvero coloro che hanno ‘spammato’ le foto per la prima volta e ha potuto infliggere loro una dura punizione che farà capire la gravità del loro gesto. Ovviamente chi si trova in tale situazione ci mette parecchio tempo a tornare quello di una volta perché ormai tutti hanno visto le sue immagini. La soluzione scontata è che è meglio prevenire che curare, ma per fare ciò bisogna conoscere i pericoli, le conseguenze, e cercare di non cadere nella rete. Un’altra riflessione che si potrebbe aggiungere è l’importanza dell’educazione al rispetto degli altri per evitare che qualcuno faccia del male, magari pensando semplicemente di fare una bravata.

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ANCHE IO SONO MARTA

Alea iacta est….. La celebre frase in latino pronunciata da Giulio Cesare oggi ci descriverà il pericolo che si corre qualora dei contenuti sconvenienti vengono pubblicati in rete. Marta è una giovane liceale di 17 anni, figlia di una famiglia di quelle un po’ all’antica in cui l’uso dei social è quasi sconosciuto. Lei invece li conosce bene dati i numerosi profili Instagram, Facebook e Ask, dove le piace pubblicare ogni momento della sua vita: lei in piscina, a scuola, in palestra e per negozi con il fidanzato Fabio. Un giorno però qualcosa va storto e alcune foto che la ritraggono in momenti sconvenienti vengono visualizzate da quasi 100000 persone. Chi è stato? Come è potuto succedere? Pochi giorni prima, la sua relazione con Fabio (una storia passeggera, una cotta di quelle estive che poi passano) era finita, ma i segni erano rimasti indelebili. Così è iniziato un incubo; chiunque incontri Marta la deride e tutto a causa di alcuni scatti fatti la sera di Ferragosto per il suo lui lontano. Marta è sconvolta, piange e non vuole più uscire di casa, la foto sembra diventata virale non solo in rete. La sua famiglia cerca di confortarla ma tutto è inutile, quelle foto devono sparire. Marco, il papà decide di rivolgersi alla Polizia postale, che interviene prontamente, ma il rischio della ricomparsa di quei contenuti è alto: dopo poche ore, infatti, le foto vengono ricaricate. Tutto pare essere vano, ma una brillante idea della sorella potrebbe risolvere le cose. Migliaia di foto di ragazze a seno scoperto e con la scritta “Anche io sono Marta” vengono caricate. Marta è felicissima e ritorna a condurre una vita serena, con qualche accorgimento in più in tema di social network. Insomma, al di là della storia il messaggio è semplice: più educazione alla sicurezza in rete nelle scuole, più accorgimenti e più responsabilità, perché quando qualcosa diventa accessibile a tutti, il dado è tratto.




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VANESSA

Vanessa, una ragazza che ho conosciuto al campo estivo e con cui ho stretto un forte legame ha appena scoperto che alcune sue foto sono finite in rete senza il suo consenso. All’inizio dell’anno scolastico si è trasferita in un’altra città e ha cominciato a frequentare una nuova scuola; qui un gruppo di compagne di classe ha cercato di convincerla a unirsi a loro e lei, felice, ha accettato senza sapere però che avrebbe dovuto superare una prova, una specie di rito di iniziazione: scattare delle foto nuda da inviare alle altre ragazze. Anche se inizialmente era indecisa alla fine si è lasciata convincere mettendosi nei guai; infatti dopo neanche un giorno queste foto hanno cominciato a circolare sul web. Da quel momento non è più uscita di casa: si sente stupida e ingenua, ha paura e non vuole essere aiutata da nessuno. Io le ho subito detto che doveva cercare la forza di affrontare questa situazione, parlarne con i genitori perché sicuramente insieme riusciranno a trovare una soluzione chiedendo aiuto alle autorità e alla polizia postale. Anche se inizialmente non ha voluto ascoltarmi, ora ha capito di dover prendere dei provvedimenti, si è confidata con la madre e la polizia postale si sta occupando del caso. Sicuramente il problema non potrà essere risolto completamente, le fotografie continueranno ad essere cancellate e ripostate continuamente in rete, ma la mia amica potrà tornare a vivere più serenamente.

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LUCA

15 settembre Ecco, ci siamo: domani sarà il primo giorno delle superiori, l’inizio di un nuovo lungo viaggio che questa volta dovrò affrontare da solo. Andrea, Francesco e Marta da quest’anno frequenteranno il liceo, mentre io varcherò la soglia dell’istituto tecnico per geometri. 6 novembre La scuola sta andando bene. Sono abbastanza bravo e i miei genitori sono molto contenti. I compagni sono simpatici, ma non ho ancora stretto amicizia con nessuno. 28 gennaio Oggi durante la verifica di chimica, la professoressa ha sorpreso Mattia, il gradasso della mia classe, mentre copiava e gli ha dato un brutto voto. Ora rischia la bocciatura. Ha detto che è tutta colpa mia perché essendo seduto davanti a lui io dovevo aiutarlo. All’uscita da scuola mi ha aspettato e mi ha minacciato. 20 marzo Mattia mi da il tormento e gli altri compagni avendo paura di lui fanno finta di niente. Non ho amici in classe. Mi mancano Andrea, Francesco e Marta. Non riusciamo più a vederci perché ora hanno bisogno di più tempo per studiare. 3 aprile Oggi nello spogliatoio Mattia mi ha messo il cestino della spazzatura in testa. Ho cercato di ribellarmi ma non è servito a nulla. 5 aprile Qualcuno nello spogliatoio mi ha scattato una foto con il cestino in testa e l’ha messa su Facebook. Perché proprio io? Ho chiamato Francesco perché avevo bisogno di confidarmi con qualcuno, ma lui mi ha riso in faccia. Aveva già visto la foto e l’aveva ri-pubblicata anche tra i suoi amici. Mi sono sentito violato, umiliato, tradito, offeso, angosciato dal fatto che quella foto ormai era in rete e non sarei più riuscito a recuperarla. 6 aprile La foto è arrivata anche a Marta. Oggi mi ha scritto preoccupata e mi ha detto che dovrei dirlo a qualcuno di competente e soprattutto ai miei genitori che saprebbero cosa fare. Ma ho paura di dirglielo, loro pensano che vada tutto bene. Mio padre crede che io abbia molti amici. 7 aprile Ho provato e riprovato a cancellare la foto, ma ogni volta che digitavo anche solo una delle parole con cui mi avevano descritto ricompariva: su qualche altro sito, su qualche altra pagina di Facebook, ormai era virale. 8 giugno Ultimo giorno di scuola. La via per la salvezza forse è vicina. Speriamo che almeno oggi mi lascino stare. 7 agosto Oggi sono tornato dalle vacanze trascorse con i miei genitori. Siamo andati in Sicilia. Nel villaggio ho incontrato Simone, un ragazzo della mia stessa età. Anche lui era in vacanza con i suoi, e abbiamo fatto amicizia. Una sera, quando siamo andati a fare un giro, gli ho raccontato della foto che non riesco a cancellare, di come mi sento e del brutto rapporto che ho con i miei compagni. Lui mi ha confidato che l’inizio delle superiori non è stato facile neanche per lui, e che i suoi compagni gli facevano sempre scherzi. Ci stava male all’inizio, pensava che ci fosse qualcosa di sbagliato in lui. Ma poi ha imparato a ignorarli. Il loro comportamento era immaturo e non doveva dar loro l’importanza che cercavano sempre di ottenere da lui. In seguito i suoi compagni hanno smesso. 18 agosto Oggi è arrivata la polizia postale a casa mia. Hanno detto che il signor Rossi, il papà di Simone ha denunciato l’accaduto. I miei genitori all’inizio non capivano. Ho dovuto far vedere loro la foto e spiegare ciò che è successo. Nel momento in cui mi sono confessato con loro, mi sono sentito libero, libero da un peso che cominciava a schiacciarmi. Ho chiamato Simone dopo. L’ho ringraziato per avermi aiutato, per avermi dato la spinta di cui avevo bisogno. 25 settembre La scuola è ricominciata. Mattia ha cambiato istituto. Dopo la denuncia la polizia è andata a casa sua. La notizia si è diffusa fino ad arrivare alle orecchie del preside che lo ha espulso. Gli altri compagni mi hanno chiesto scusa. La foto non penso scomparirà mai, ma ora non mi vergogno più di me.
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MARTINA

Martina è al mare con le sue amiche, dopo essere stata sotto l’ombrellone vestita, decide di mettersi in costume, anche se è molto imbarazzata per il suo corpo. Alcuni ragazzi, vedendo le sue forme abbondanti, iniziano a deriderla, le scattano una serie di fotografie e le diffondono su alcuni gruppi di whatsapp. Le amiche la mettono al corrente della situazione e lei, disperata, si chiude in casa. I genitori, preoccupati per il comportamento della figlia che non vuole più uscire, decidono di parlarle. Martina decide di confessare l’accaduto e si reca con mamma e papà a sporgere denuncia. I ragazzi pagano le conseguenze del gesto, Martina impara ad accettarsi per quello che è e decide di rendere pubblica la sua storia affinchè sia da esempio per i coetanei che si trovano coinvolti in situazioni analoghe.
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SOLE E CLAUDIO

Sole ha sedici anni e frequenta il liceo linguistico di Parma. Da circa un mese chatta con Claudio, un compagno di università del fratello maggiore che se lo sapesse non approverebbe la relazione, in quanto molto protettivo. Claudio riempie Sole di complimenti per il suo aspetto fisico, lei si sente apprezzata fino a che, a pochi giorni dal loro primo appuntamento, lui le domanda con insistenza una sua foto nuda. Sole, imbarazzata, inizialmente si nega e chiede consiglio alle sue due migliori amiche, Asia e Alessia. La prima, più razionale, cerca di convincerla a non mandare la foto, l’altra, non tenendo conto delle possibili conseguenze, la spinge a inviarla con la scusa che il ragazzo è più grande e che se lei non acconsentirà lui smetterà di scriverle. Sole, una sera, abbindolata da altri complimenti di Claudio, gli manda un selfie scattato davanti allo specchio, nuda. Claudio, soddisfatto, invia la foto sul gruppo di whatsapp in cui c’è anche il fratello di Sole. La foto in poche ore fa il giro di tutta la città. Il fratello va immediatamente da Sole e chiede spiegazioni della foto. La ragazza, incredula, scoppia in lacrime e non si capacita dell’accaduto. Si sente stupida, delusa da Claudio e piena di vergogna. I due fratelli, dopo aver cercato di contattare Claudio invano, decidono di fare la cosa migliore: denunciare il fatto alla polizia postale. Spaventato dalla denuncia Claudio si scusa con la ragazza e paga le conseguenze legali del fatto. Con il tempo tutto viene dimenticato, ma Sole ha imparato, seppur soffrendo, che bisogna fare attenzione.
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GIACOMO

Giacomo è in un mare di guai e non vede vie d’uscita dal problema. Cosa gli è successo? Una sua foto molto compromettente, scattata mentre faceva uso di sostanze stupefacenti, è stata divulgata sul web senza il suo consenso; in molti l’hanno vista, anche i suoi genitori. Ora Giacomo è vittima di un ricatto: viene messo alle strette affinché paghi per evitare che l’immagine sia ulteriormente diffusa. Quali soluzioni ci sono? Giacomo può parlare alla sua famiglia e rivolgersi con lei alle autorità competenti. In questo modo i responsabili saranno puniti per ricatto e diffamazione a mezzo web.
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LAURA E FRANCESCO

Laura, una ragazza di 21 anni, stava con Francesco, suo coetaneo. Erano una coppia affiatata, pur conoscendosi da poco. Un giorno Francesco si ammalò e fu costretto a chiudersi in casa. Dopo due settimane che non si incontravano, Francesco chiese a Laura di mandargli una foto di lei e, una foto dopo l’altra, cominciarono a fare sesso virtuale. Una volta guarito, Francesco iniziò di nuovo la loro relazione reale, che durò ancora per tre mesi, quando, a causa dei sempre più frequenti litigi dovuti alla gelosia di lui, il loro rapporto terminò. Dopo poche settimane Laura cominciò a vedersi con un altro ragazzo. Francesco, accecato dall’odio, pubblicò in rete tutti i video e le foto che Laura gli aveva mandato. Sconosciuti e amici, che avevano visto i video, cominciarono a rivolgersi a lei con insulti e messaggi denigratori sui social network. Disperata, Laura, cercò conforto nel nuovo fidanzato che, però, non riuscendo a sopportare il peso della vergogna, decise di lasciarla. La ragazza non poteva contare neppure sull’appoggio dei propri genitori, sia in quanto temeva non avrebbero compreso sia perché voleva evitare anche a loro l’onta della vergogna. Laura non potè quindi fare altro che rivolgersi all’autorità competente, che le spiegò come purtroppo i video non potessero essere rimossi definitivamente dalla rete e le consigliò di procedere a un’azione giudiziale per tentare di ottenere comunque la rimozione dei video almeno da alcuni dei siti sui quali erano stati pubblicati, oltre che per chiedere il risarcimento dei danni che aveva fino a quel momento subito. Laura, mentre intraprendeva la via legale (che si stava rivelando una strada lunga e tortuosa), fu abbastanza forte: non si lasciò, infatti, andare a una profonda depressione. Di grande aiuto le fu il sostegno di una psicologa, consigliata dai suoi pochi amici rimasti. Grazie a questo percorso (comunque lungo, dispendioso e faticoso) comprese che aveva agito con leggerezza, che si era fidata di una persona che, in realtà, non conosceva veramente nel profondo. Riconoscendo questi errori si rese inoltre conto che la situazione in cui lei stessa si era messa era senza via d’uscita, che l’unica cosa che poteva fare era cambiare il modo di vederla. Comprese che l’accaduto avrebbe compromesso non solo la sua vita affettiva, ma anche quella relazionale e lavorativa. Così, potendolo fare, cambiò città ed ebbe la forza d’animo di iniziare una nuova vita.




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MARIKA

Qualche giorno fa, siamo venute a conoscenza di un fatto umiliante, riguardante una nostra amica. La sera del ballo del liceo, decidemmo di andare a bere qualcosa tutte insieme. Una volta arrivate al pub, alcune nostre compagne alzarono un po’ il gomito, esagerando con l’alcol e tra loro c’era anche Marika. La nostra amica stava frequentando da un paio di mesi un ragazzo più grande, che insisteva per avere qualche sua foto compromettente. Essendo ubriaca, pur andando contro la propria volontà, Marika quella sera accettò, incosciente della gravità del gesto. Al momento nessuna di noi venne informata dell’accaduto e solo dopo che la foto divenne virale scoprimmo tutto. La ragazza in questione, ovviamente, si sentì umiliata e delusa, oltre che da Alessio, il suo fidanzato, anche dai coetanei che avevano divulgato la foto. Da subito scrisse sul nostro gruppo di Whatsapp per poter parlare e cercare di trovare una soluzione, evitando il coinvolgimento dei genitori, chiedendoci consigli e aiuti. Alla fine della discussione, la convincemmo a raccontare ai familiari l’accaduto, cosicché potessero denunciare il ragazzo ed eliminare la foto dal web. I genitori rimasero allibiti dal comportamento di Marika, non la credevano capace di ciò. Fin da subito si rivolsero alla polizia postale, la quale fece pagare al ragazzo una multa salata e gli marchiò la fedina penale. Passati alcuni mesi, la storia andò sfumando; ciò nonostante, Marika rimase provata ed umiliata da ciò che era avvenuto. Alla fine la foto venne rimossa dal web, ma rimase comunque sui telefoni dei suoi amici. Per questo ed altri motivi, Marika decise di cambiare scuola: meglio ricominciare da zero, in un posto dove nessuno l’avrebbe giudicata e dove, forse, avrebbe potuto trovare persone più affidabili.